Abbiamo rese inevitabili le agitazioni, le congiure, le sommosse, le associazioni, per poi dichiararle impotenti a renderle tali, separandoci dagli altri. Abbiamo insomma offerto la decima di sangue di tormenti, d'esilî, di sconforti morali supremi all'austriaco, che pur avevamo giurato di cacciare dal paese.
E questo era inevitabile per un periodo dell'impresa. Eravamo pochi a principio. Bisognava educare; e se sulla via dell'educazione dovevamo seminar martiri, esuli e patiboli, era dolore tremendo, ma che accettavamo per giungere al fine. Ma ora? - Ora abbiamo il popolo con noi. Chi dice il contrario, chi affetta dubitarne, mente scientemente. Il popolo di Milano ha cacciato l'austriaco in cinque giorni, mentre Cattaneo pronunziava la sera prima ch'era impossibile. Il popolo s'č battuto con furore in Brescia. Il popolo s'č battuto, solo, due volte in Bologna. Il popolo ha rivelato miracoli di pazienza eroica in Venezia. Il popolo ha redento Roma. Il popolo, dovunque s'č voluto averlo, č venuto. Dovunque si vorrā averlo, verrā. Voi, nel fondo del vostro cuore, non ne dubitate, Emilio; non ne dubitano i vostri amici. Non č tra voi chi possa di buona fede dirmi che, se voi tutti, nostri un tempo, assentivate all'azione popolare alcuni giorni prima del 6 febbrajo, tutto il popolo non scendeva. I capi popolo che non fecero il loro dovere, che non eseguirono le concertate sorprese, che titubarono il 6, si sentivano soli, col dissenso dei migliori della loro cittā con un forestiero per capo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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