E non č tra voi chi non sappia, che se Milano, non dirņ vinceva, ma combatteva due giorni, la Lombardia tutta era in fiamme. E non č tra voi chi non senta che la Lombardia in fiamme, era il centro d'Italia in fiamme; era la Sicilia: era il regno posto fra due insurrezioni: era Genova, era il Piemonte in agitazione. Era il 1848. Direte che nel 1848 si cadde? Non mi direte questo: voi stessi avete dimostrato venti volte perchč si cadde; voi stessi siete convinti che, se il Governo provvisorio fosse stato composto di uomini capaci, devoti e nostri, non cadeva. Se in Roma, io, salito al potere, senza uno scudo, nč un fucile, tanto da dover discutere la prima notte se si dovesse o no ricusare l'ufficio, ho potuto trovar modo di resistere due mesi alla invasione, voi non potete dubitare che miglior bandiera e migliori uomini non compissero l'impresa in Lombardia, dove il popolo generalmente parlando, č migliore che non era il romano allora.
E voi avete a fronte una forza seminata di ungaresi; e sapete che son nostri; nostri il primo giorno che l'insurrezione si mostrerą forte. Voi non potete negarlo. Voi potete convincervene quando volete. Gli ungaresi sono, come i nostri, guardati, confinati, traslocati, fucilati. Gli ungaresi vi davano la caserma loro, se i nostri si presentavano ed agivano. Gli ungaresi, non potendo altro, disertano - e me ne piange il cuore - sul cordone che guarda la Svizzera. E quest'elemento prezioso, decisivo, disorganizzatore delle forze nemiche, non vi basta.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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