Siamo ai tempi nei quali le opinioni hanno ad essere decise ed aperte, nei quali ad ogni uno che si presenti per ottenere la cittadinanza dell'uomo libero corre debito di portare in fronte una dichiarazione de' suoi principii, perchè giovino alla condanna se mai i fatti della vita contrastassero un giorno ai principî enunciati. Noi facciamo questa dichiarazione. Noi la facciamo fidenti, perchè siam giovani e vergini di passato, abbiamo il core puro, le mani pure, la mente pura, e non abbiamo speranza di meglio, di gloria, di trionfo, di lode che nell'avvenire. - Gl'Italiani giudicheranno i nostri atti.
II.
I tentativi di rivoluzione italiana tornarono fino a quest'oggi in nulla. Perchè? - Siam noi codardi tutti? Mancano elementi rivoluzionari? O veramente il mal esito de' moti italiani era dipendente dalla direzione che le fazioni diedero a questi moti?
Lo straniero scelga, se vuole, la prima causa. Noi, Italiani, adopriamoci a rintracciar la seconda.
Noi non siamo codardi. I popoli non sono codardi mai, quando l'impulso che li move è potente - noi men ch'altri - e l'Europa lo sa.
Gli elementi di rivoluzione non mancano all'Italia. Quando un popolo diviso in mille frazioni, guasto dalle abitudini del servaggio, ricinto di spie, oppresso dalle bajonette straniere, divorato per secoli dall'ire municipali, stretto fra la cieca forza del principato e le insidie sacerdotali, senza insegnamento, senza stampa, senz'armi, senza vincoli di fratellanza fuorchè nell'odio e in un pensiero di vendetta, trova pur modo di sorgere tre volte in dieci anni - e il nemico interno sfuma davanti alla potenza di un voto espresso, senza un colpo di fucile, senza un grido d'opposizione, senza una voce che sorga a difendere la causa della tirannide: quando in dieci giorni la bandiera italiana sventola sopra venti città, e gli uomini della libertà invocano confidenti i comizî popolari per concertare le opportune riforme: quando nè persecuzioni, nè sventure, nè delusioni, nè morti possono spegnere il pensiero rivoluzionario - e le prigioni sono piene - e i cannoni s'appuntano contro al popolo - e i dominatori tremano d'una congiura ad ogni romore notturno - compiangete quel popolo che le circostanze condannano ancora all'inerzia, ma non lo calunniate: v'è una scintilla di vita in quel popolo, che un dì o l'altro porrà moto a un incendio: v'è una potenza in quel pensiero intimo di libertà, educato con tanto amore e tanta energia di costanza, in quel voto che cinquecento anni di silenzio non hanno potuto sperdere - che il Genio potrebbe trarne miracoli - ma il Genio solo; - e dov'è il Genio che abbia governati fin qui i tentativi italiani?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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