Ma voi, dimenticando che una riforma sociale è viziata ne' suoi principî, se non comprenda e non rappresenti gl'interessi e i bisogni di tutte le classi; dimenticando che a trionfare avevate bisogno di braccia, e che ad averle è necessario animarle d'una idea di potenza, di fratellanza, e d'ammiglioramento, poneste mente a comprimere il popolo, e frenarlo nell'istinto del bene che lo agitava, e vietargli la lotta. Però il popolo vi lasciò soli; stette inerte a contemplare lo spettacolo d'una contesa, alla quale non era chiamato. - Un grado di progresso nella grande fusione sociale, nell'equilibrio possibile, ecco l'intento delle moltitudini. L'idea è nulla per esse, dove non sia scesa all'applicazione; e d'onde trapelò nei vostri atti, nella vostra carriera questo desiderio d'applicazione? - Io scorro i vostri mille decreti; dov'è un decreto, che proclami solennemente il principio della sovranità del popolo, sorgente di tutti i poteri? Dov'è un decreto che ordini l'esercizio del principio d'elezione, vastamente inteso e applicato? Dove un decreto, che dica al popolo: armatevi, e che provveda ad armarlo? Dov'è un atto solo in cui il popolo abbia schiusa, col suo intervento, davanti a sè la carriera della insurrezione?
Avevate una gioventù calda, ardita, impaziente d'azione, dalla quale potevate, sapendo, trarre una potenza invincibile; però che LA GIOVENTÙ È SANTA; la gioventù anela al sagrificio puro, e per premio, una speranza che le conforti il sospiro ultimo, una parola di lode.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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