Altri furono di buona fede. Amavano la patria, amavano l'unità italiana, senza la quale non v'è libertà, ma tremarono - e il tremare in rivoluzione è delitto. Come gli antichi, deificarono la paura; ma gli antichi rivolgevano la faccia del simulacro al nemico, essi gli ergevano un altare nel proprio core. Travolta la mente dalle vecchie norme, non intravvidero salute che nelle diplomazie - lo dissero almeno. - Senz'attentarsi di fare la più piccola prova delle forze italiane, disperarono d'esse, e disperano. Furono incerti, esitanti dai primi passi; non ebbero virtù d'animo forte e sprezzatore d'ogni pericolo per lanciarsi a corpo morto nella carriera del sacrificio, nè logica di spirito rivoluzionario per intendere come l'efficacia d'ogni diplomazia posi sulla forza e sull'armi. Pregarono e piansero: fu questa diplomazia? Gli Austriaci invadeano il Modenese - ed essi rinegavano i Modenesi. Gli Austriaci s'impossessavano di Ferrara - ed essi mandavano bandi a giustificare gli Austriaci. Gli Austriaci violavano il confine bolognese - ed essi fuggivano. Era questa diplomazia? Credevano essi che l'Austria si fermasse alle porte della loro città? Ideavano che una scintilla di libertà potesse sorgere e mantenersi in qualunque parte d'Italia, senza che l'Austria accorresse a spegnerla? Insurrezione e guerra coll'Austriaco sono una cosa per noi, perchè la libertà trapassa muri e ripari, e l'Austria, consapevole della potenza dell'esempio, non può nè deve appagarsi della promessa di non estendere la rivoluzione oltre certi confini.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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