Però riescivano inefficaci a resistere, e cadevano: con quanta vergogna d'Italia noi possiamo sentirlo nel core, o leggerlo sulla fronte dello straniero! Ma noi v'abbiamo imparato a non calcolare di troppo la importanza delle unioni che aggregano elementi eterogenei per via di programmi insignificanti o d'un breve entusiasmo. V'abbiamo imparato che non v'è bacio Lamourette pei partiti che dividono una nazione; e che potenti, possono spegnersi, non confondersi; deboli, si confondono, ma facendosi, e mostrandosi forti, - e in politica, quel partito è più forte che rappresenta non la più alta cifra, ma la più alta e intera concordia di volontà. Però noi vogliamo non unire, ma unirci; non consumare gli sforzi e il tempo a conciliare cose di diversa natura, ma stringere a falange serrata gli uomini che professano le nostre credenze. A questi, diffusi e isolati fin qui, abbiamo detto e diciamo: GIOVANI O CANUTI, forti di braccio o di senno, siate con noi; rannodatevi alla nostra bandiera. Agli altri: rimanetevi: voi non potete essere con noi; ma concentratevi, e non ci accusate d'usurpazione: perchè o i più risponderanno alla nostra chiamata, e il diritto sarà con noi: o rimarremo minorità, e noi non attireremo sulle teste dei nostri concittadini la maledizione delle risse civili.
Ma quando avremo cacciato in Italia il grido di: guerra al barbaro; quando l'altra faccia del nostro stendardo non presenterà una parola di diritto, di rigenerazione, di miglioramento civile e materiale alle moltitudini, le moltitudini saranno con noi?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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