Ma questa idea ci sorrideva come una musica d'anime, come un raggio di sublime poesia che ci mandava il cielo d'Italia, perchè nel nostro cuore s'ergesse un altare al concetto puro, santo, incontaminato, senza meditarlo, senza verificarne la possibilità, senza rintracciarne la verità politica per entro ai costumi, alle abitudini, alle credenze dei nostri concittadini. Era il sogno di Dante, di Petrarca, di Machiavelli - e si venerava da noi, come l'idea della libertà greca e romana dai cospiratori Italiani del XV secolo, per istinto, per entusiasmo, per foga di slancio, non per convinzione ragionata e come frutto di studî severi.
Poi venne la fredda, la calcolatrice, la dotta politica: vennero voci d'uomini gravi, nei quali il dubbio perpetuo riveste aspetto di profonda e arcana dottrina; d'uomini che professando non sottomettersi che all'alta immutabile ragione dei fatti sorridono a quante ipotesi s'appoggiano direttamente su' principî generali, e ci dissero: "L'unità Italiana è brillante utopia, contrastata dai fatti che vi s'affacciano a ogni passo che voi moviate sulla Penisola. Eccovi storie e cronache e documenti dei vostri maggiori. Ognuna di quelle pagine gronda sangue fraterno. Ogni palmo del vostro terreno è infame per risse civili. Le nimicizie di molti secoli hanno lasciato a ognuna delle nostre città un legato d'odio e di vendetta che il servaggio comune cancella nelle apparenze, ma che il grido di libertà farà rivivere più tremendo. Vario il clima, varia la topografia dei luoghi varie le abitudini e le tendenze.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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