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      Noi veneriamo il passato, quando è grande; ma nè il consenso de' secoli può ingigantirlo ai nostri occhi, quando l'intelletto ce lo affaccia meschino. Le nostre teoriche di progresso riabilitano il passato, anzichè gittargli l'anatema; ma noi sappiamo che la terra troppo calpestata diventa fango, e vogliamo prender le mosse del passato, non insister sovr'esso.
      La scuola politica del secolo XVIII fu tutta inglese. Montesquieu e Voltaire, il primo, intelletto potente a evocare con venti parole l'imagine fedele d'un secolo di passato, ma cieco dell'avvenire; il secondo, ingegno vasto più che profondo, critico per eccellenza, e nella foga di distruggere, che l'invadea, avido più di trovare che non di creare un tipo a cui attenersi; l'uno e l'altro, tendenti all'aristocrazia, predicarono primi le istituzioni britanniche - e dietro a quei due la turba degli enciclopedisti, i filosofi, i mezzo-politici e gli imitatori servili. Il sistema che reggeva gl'Inglesi sgorgava dalla loro storia diversa affatto dalla francese. La loro aristocrazia era elemento della nazione traente origine dalla conquista. In Francia non v'era aristocrazia se non per abuso; ma un nuovo stato dovea sotterrarla inevitabilmente. Il popolo più che libertà anelava eguaglianza. Ma chi tra' francesi scrittori guardava alla Francia? - Il solo che si ribellasse al torrente fu Rousseau - e Rousseau fu greco: spartano: ideò repubbliche che avevano ad esser nuovissime, e fu trovato che i loro titoli stavano in un angolo dell'Europa, sotto la polvere d'uomini morti da venti secoli.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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