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      Ma quando sorsero le ambizioni e le invidie domestiche, e le leggi varie partorirono le varie tendenze, le federazioni non valsero a quetare la discordia e le guerre intestine, nè a salvar la Grecia dalla dittatura d'un principe o d'una delle repubbliche, nè a proteggerla dall'invasione straniera: quando questa invasione venne d'Europa, la lotta fu varia, ostinata, perpetua. Durò continua fra Sparta e Atene, fra l'elemento dorico e l'elemento ionio. Nè la Lega anfizionica valse a indurre la pace. Fu simulacro, non esempio di lega. Fu, nei tempi più queti, guerra tacita e quasi legale, sostituita all'aperta. E la storia greca ai tempi anfizionici, è storia di contrasti e d'usurpazioni alterne, nella quale ora Sparta, or Tebe, or Atene furono dominatrici nel consiglio supremo. Poi venne la potenza macedone - e quando Filippo e Alessandro sorsero primi, fu lega di servaggio comune, non libera fratellanza di repubbliche confederate a serbare intatto il sacro deposito dell'uguaglianza(92). E quando il popolo romano, il popolo Napoleone cacciò sull'arena il guanto della universale dominazione, la lega achea riuscì impotente a sottrarvisi. Le federazioni greche, come tutte federazïoni contro una potenza unitaria, si fransero contro la unità di Roma.
      Varchiamo d'un balzo tutto quel periodo nel quale la grande unità romana delineò coll'armi il programma dell'era moderna che la pace dei secoli liberi svolgerà nel futuro. Varchiamo tutto quel lungo periodo di guerre virilmente difese contro il colosso romano, ma inefficacemente ordinate e mal collegate che strappò di bocca a Tacito quella sentenza: che rara è la concordia di due o tre città nel combattere un comune pericolo(93). Dalle leghe italiche in fuori, alle quali per domare la potenza romana non mancò che d'essere forti d'un vincolo unitario, nessuna lega apparisce, nessuna confederazione che meriti esser tolta a modello; leghe di schiavi, leghe di colonie e di municipii, che Roma struggeva d'un cenno.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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