Oggi il termometro non è norma che valga alla scelta delle istituzioni. E so che a taluno - nel XIX secolo - è piaciuto scrivere: le assemblee deliberanti non convenire ai climi meridionali; ma chi badò a quell'uno? La libertà è cittadina di tutte le zone, nè lo sviluppo morale intellettuale dei popoli concede ormai più predominio alle cause fisiche. Le differenze di clima in Italia son poche: non maggiori di quelle che s'incontrano altrove in paesi retti da un potere centrale monarchico; e siffatte diversità, ove valessero, varrebbero contro ad ogni concentramento, se monarchico o repubblicano, non monta(99).
La divisione, lo spirito di discordia che si rivela per entro alla Storia come elemento contrario alla Italiana unità, forse affatica tuttavia, più che non vorrebbero i tempi, le menti italiane, è l'unico argomento potente che gli uomini del Federalismo invochino. Forse abbiam detto: perch'è pur necessario, a chi non vuol vivere di passato, intravvedere nel primo fatto italiano la fine di queste discordie. Fremevano fieramente un giorno in Italia attizzate dagli Imperatori e dai Papi, alimentate dalla potenza che fa gelosi e audaci. Garriscono in oggi triviali e impotenti nelle pretese di aristocrazie semispente e nelle invidiuzze d'accademie e pedanti, ai quali la propria città - se non la sala ove si radunano - è troppo vasto universo. Ma la prima voce di generoso che susciterà i fratelli all'opre del braccio - il primo battere di tamburo che chiamerà gl'Italiani all'insurrezione nazionale, sperderà quel garrito; nè la potenza rinata varrà a risuscitare gli sdegni; perchè sarà potenza conquistata col sangue di tutti nelle guerre di tutti, per l'emancipazione di tutti; - potenza non di una o più città; ma d'uomini di tutte terre italiane, armati contro un nemico comune, raccolti sotto una comune bandiera.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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