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      rcita diretta e sentita nei buoni siccome nei tristi effetti.
      Sismondi(102) - e ne parlo insistendo, perchè ei rappresenta tutto un ordine di scrittori che desunsero l'avvenire da un passato superficialmente inteso - uomo d'ingegno, di dottrina, e d'onesta fede, storico sincero sempre, talora profondo, più spesso scettico e incerto, tentennante fra dottrine diverse e governato dai fatti quali nelle apparenze si mostrano anzichè potente a interpretarli e ordinarli dall'alto della legge che li produce, non indovinò il fatto generatore al quale ho poc'anzi accennato. Le repubbliche italiane, delle quale ei ci narrò con amore la storia, lo incatenarono a sè. Cacciato dal suo soggetto a vivere lungamente tra le sempre rinascenti contese delle città italiane, tra le guerre che per seicento anni si mossero Guelfismo e Ghibellinismo, ei non seppe staccarsene, s'immedesimò con quei vecchi combattenti del medio evo e smarrì con essi la facoltà d'intendere il presente e presentire il futuro. Era mente analitica, incapace di sintesi: diseredato quindi d'una metà degli elementi intellettuali che fanno lo Storico, ei descrisse mirabilmente la parte esterna di quelle contese, ma senza intenderne il significato, senza intendere ciò che esse veramente rappresentavano o le loro inevitabili conseguenze. Non vide che il Papato e l'Impero erano solamente pretesto e simbolo visibile ad esse, ma che la loro vera cagione stava nella crisi segreta di fusione interna dalla quale l'Italia andava procacciandosi una eguaglianza d'elementi avversa al privilegio, alle caste, al federalismo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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