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      E la seconda epoca che s'iniziò tra le incursioni barbariche incominciò e proseguì con pertinacia mallevadrice di vittoria il lavoro di fusione sociale, ch'oggi ci rende capaci di farci Nazione.
      E lo scrittore della Storia invocata mostrerà come, smembrata l'unità politica e spento apparentemente il moto nazionale condotto con rapidità prematura e per via di conquista da Roma, il lavoro di fusione si rifacesse per intima spontaneità e localmente dal popolo, e come le popolazioni, disgiunte com'erano, sembrassero obbedire a una forma identica per ogni dove, tanto le vie seguite da quel lavoro apparvero simili e generatrici di conseguenze uniformi. Due elementi prepararono, in quell'epoca d'apparente dissociazione che ha nome di medio evo, l'unità della Patria Italiana: l'elemento cristiano rappresentato sino al decimoterzo secolo dalla Roma papale, e custode dell'unità morale: e l'elemento municipale che sopravvivendo profondamente italiano alle invasioni, logorò appoggiandosi sul popolo, il predominio successivo delle razze straniere, e le ineguaglianze sociali che la conquista aveva impiantato o radicato in Italia. La storia del primo elemento fu dettata sempre da una cieca superstiziosa adorazione o dagli uomini puramente negativi del materialismo, ed è necessario rifarla. La storia del secondo fu trasandata e sommersa nella storia della individualità prominenti o dei fatti esterni: pochi, se pur taluno, scesero e a balzi, fino alle radici della vita italiana. Il moto fu tutto di popolo e contro le aristocrazie politiche, feudali, territoriali, che avrebbero, perpetuandosi, perpetuato lo smembramento.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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