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      Al di sotto dei nobili, degli eredi dei conquistatori, sprezzatori, alteri, ignoranti e infangati di passioni sensuali, i lavoratori delle terre, gli uomini di commercio e d'industria, gente di razza nativa, si giovavano della noncuranza dei padroni per l'arti utili e produttive ad arricchirsi con esse: si giovavano financo della triste necessità che, rotte le comunicazioni tra l'Italia e l'altre parti d'Europa, imponeva agli abitatori delle nostre contrade di nutrirsi coi prodotti del suolo, a richiamare in vita l'agricoltura decaduta negli ultimi tempi dell'impero. La piccola coltura sottentrò all'inerzia degli spenti o scacciati proprietarî di latifondi. La vita localizzata, migliorando tacitamente e afforzandosi delle immortali tradizioni romano-italiche e riconquistando inavvertitamente terreno, preparò il moto splendido dei nostri Comuni, e una classe operosa, industriale, avversa a tutte distinzioni arbitrarie, a tutte ineguaglianze non fondate sul lavoro, a tutte supremazie traenti origine dalla conquista o da permanenti influenze straniere. Nella storia di quella classe è il vero criterio col quale devono giudicarsi le nostre vicende. In essa è la norma del progresso italiano e della nostra unificazione: in essa il segreto delle tendenze democratiche onnipotenti checchè si faccia sulla nostra vita e che condurranno quando che sia inevitabilmente l'Italia all'ideale repubblicano. La doppia protesta dell'elemento popolare Italiano contro l'elemento tedesco da un lato, contro l'elemento feudale dall'altro, emerse sempre, attraverso errori, illusioni e contradizioni momentanee inseparabili da ogni storia di popolo, dai tempi d'Ottone I sino a quelli di Carlo V. La guerra dell'elemento italiano contro il predominio straniero comincia visibile tra il X secolo e l'XI nel tentativo di Crescenzio, nell'elezione d'Arduino d'Ivrea, nelle risse continue di Pavia, di Ravenna, di Roma, fra Tedeschi e Italiani, nei moti di Milano contro vescovi e grandi fautori dell'elemento anti-italiano; cova nel gigantesco tentativo frainteso sinora dai nostri di Gregorio VII; scoppia tremendamente eloquente nella Lega Lombarda; s'ordina nei nostri Comuni; vive nei pensieri rimasti a mezzo d'Innocenzo III, e va oltre.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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