E solo rimedio ch'io vegga potente a combattere e struggere a poco a poco quella funesta disuguaglianza è il congiungerle possibilmente sì che la luce delle città si diffonda a raggi sulle terre che le ricingono. Serbarle separate com'oggi sono è un mantenerne perenne l'antagonismo: antagonismo di tendenze che il mutuo contatto logorerebbe, e d'interessi che soltanto il reciproco ajutarsi può vincere. Nè v'è pericolo che l'elemento progressivo delle città soggiaccia all'elemento conservatore o retrogrado delle campagne: i fati dell'Epoca, e la potenza di vita e di bene ch'esiste nel primo elemento, assegnano influenza dominatrice, dovunque s'ordini il contatto fra quello e l'altro, al progresso.
Oggi, tra per le origini derivate dai tempi feudali, tra per la soverchia influenza d'uno spirito d'analisi che guarda con favore allo smembramento, è nella vita dello Stato troppo sminuzzamento. E comechè taluni vi travedano un pegno di libertà, solo a giovarsene è appunto quel Potere Centrale ch'essi paventano usurpatore e che, incontrando debolezza per ogni dove e aristocrazie patrizie o borghesi dominatrici su piccole sfere, spezza agevolmente le resistenze o, accarezzandole, le addormenta. Non è vero che ovunque un certo numero d'uomini s'aggruppa intorno a certi interessi materiali pigmei, ivi viva una individualità politica. L'individualità politica non vive dove non ha battesimo di missione speciale da compiere, e dovizia di facoltà e di stromenti per compierla. Io vorrei che, trasformate in sezioni e semplici circoscrizioni territoriali le tante artificiali divisioni esistenti in oggi, non rimanessero che sole tre unità politico-amministrative: il Comune, unità primordiale, la Nazione, fine e missione di quante generazioni vissero, vivono e vivranno tra i confini assegnati visibilmente da Dio a un Popolo, e la Regione, zona intermedia indispensabile tra la Nazione e il Comune, additata dai caratteri territoriali secondarî, dai dialetti, e dal predominio delle attitudini agricole, industriali o marittime.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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