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      Bensì, non è di questo che intendiamo ora occuparci. Se a parecchi tra gli operai italiani sembra che le opinioni accennate possano contenere il rimedio che tutti cerchiamo ai mali presenti, è cosa da discutersi fraternamente tra noi, nè può formare soggetto di giusto rimprovero. Nessuno tradisce il proprio dovere quando cerca diffondere le idee che egli, sbagliando o no, crede vere. Ma tradisce, non esitiamo a dirlo, il proprio dovere e merita il rimprovero de' suoi fratelli qualunque, tra un'Associazione Nazionale operante per la buona causa e un'Associazione straniera, preferisce quest'ultima. Egli diserta il posto che gli è stato affidato da Dio per passare ad un altro.
      Gli operai italiani, che a fronte d'un lavoro nazionale persistono a spendere la loro attività nelle associazioni straniere, hanno pensato mai, che al di là dell'Alpi o del mare stanno ventisei milioni di loro fratelli, parlanti colle solite varietà di dialetti una stessa lingua, distinti dagli altri popoli per un tipo speciale di fisonomia, dotati di costumi, d'attitudini, di tendenze uniformi? Hanno pensato che quei milioni sono schiavi, oppressi moralmente e materialmente, smembrati in sette stati, spolpati da sette corti, manomessi, dissanguati dallo straniero, mantenuti coll'astuzia e colla violenza nell'ignoranza, privi d'ogni diritto, e privi di tutti quei mezzi di progresso che appartengono più o meno a tutti i paesi ne' quali esistono le associazioni delle quali parliamo? Hanno pensato che la terra sulla quale gemono quei milioni è la terra dov'essi nacquero, dove vivono i loro padri e le loro madri, dove vivranno i loro figli?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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