La Patria è la nostra lavoreria: i prodotti della nostra attività devono spandersi da quella a benefizio di tutta la terra; ma gli stromenti di lavoro, che noi possiamo meglio e più efficacemente trattare, stanno in quella; e noi non possiamo rinunziarvi senza tradire l'intenzione di Dio, e senza diminuire le nostre forze. Lavorando, secondo i veri principî, per la Patria, noi lavoriamo per l'Umanità: la Patria è il punto d'appoggio della leva che noi dobbiamo dirigere a vantaggio comune. Perdendo quel punto d'appoggio, noi corriamo rischio di riescire inutili alla Patria e all'Umanità.
Operai italiani! Prima d'associarci colle nazioni, bisogna esistere: non v'è associazione che tra gli eguali; e voi non avete esistenza riconosciuta, perchè non avete Patria, e non appartenete a una Nazione. Noi vi ripeteremo continuamente queste parole, perchè noi pure abbiamo viaggiato, e le abbiamo con amarezza udite dalla bocca degli stranieri. Quando nojati dell'udirci ripetere da gente che non ha fatto mai cosa alcuna per noi: noi vi daremo la libertà, parlammo qualche volta della possibilità che gl'Italiani la conquistassero colle proprie mani: ci udimmo rispondere che possibilità senza intenzione non v'era, e che l'intenzione esisteva sì poco che i nostri si cacciavano nelle Associazioni straniere, convinti che la libertà del loro paese non poteva escire se non dall'altrui potenza. Operai italiani, questa è parola amara: parola che, se avete anima d'uomini, dovete dar opera a non meritare.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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