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      Quando gli operai ordinati, forti di convinzioni uniformi, stretti in unità di volere, militeranno nell'Associazione nazionale, non solamente come cittadini, ma come operai, non dovranno più temere d'esser delusi nelle loro giuste speranze e di vedere le rivoluzioni consumarsi in questioni di forme meramente politiche a benefizio d'una sola classe.
      Senza ciò non v'è da sperare. Le insurrezioni, ignare de' bisogni speciali e delle esigenze dei diversi elementi che compongono lo Stato, formeranno il loro programma dai voti comuni a tutti, promulgheranno diritti politici inefficaci e nulla più. La storia degli ultimi cinquant'anni parla evidente in proposito.
      Braccia d'operai conquistarono la Bastiglia: che cosa ottennero dalla rivoluzione francese? Braccia d'operai rovesciarono il trono di Carlo X: cosa ottennero le moltitudini dall'insurrezione del 1830? Le associazioni, che prepararono in Italia il terreno ai movimenti del 1831, erano popolate d'operai: quali provvedimenti furono, non dirò presi, ma indicati da lungi alla speranza delle classi operose, perchè i padri si confortassero nell'idea che sorriderebbe ai figli un migliore avvenire? Gli operai delle città di provincia decisero in Inghilterra nel 1831 la questione della riforma: perchè i pochissimi miglioramenti che originarono dal bill conquistato non fruttarono che alle classi medie? Mancava agli operai un ordinamento speciale; mancava quindi l'espressione regolare, insistente, imponente de' loro bisogni. L'operajo si frammise a movimenti originati e diretti dalle classi medie, si confuse nelle vaste fila della Carboneria, scese in piazza a combattere, com'uomo, come cittadino, non come operajo.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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