Gli operai sono continuamente esposti alla mancanza assoluta di lavoro, cioè alla fame, per le frequenti crisi commerciali che l'assenza di direzione generale all'attività industriale fa inevitabili. Gli operai sono, dalla natura della loro mercede incapace d'aumento progressivo comunque il guadagno de' padroni proceda, ridotti alla condizione di macchine, condannati ad una ineguaglianza perpetua, avviliti in faccia a sè stessi e ai loro fratelli di patria. Gli operai sono, per tutte queste cagioni, sottoposti a tutti gli obblighi della società dove vivono, dal tributo che le imposte indirette prelevano sui sudori delle loro fronti fino al sagrificio della vita che le guerre della patria esigono, senza giovarsi d'un solo de' suoi benefizî.
A condizioni siffatte i rimedî meramente politici non bastano: e nondimeno, le rivoluzioni saranno sempre meramente politiche finchè saranno fidate all'impulso unico delle altre classi. Le loro condizioni sono radicalmente diverse: perchè faticherebbero a provvedere a bisogni ch'essi non provano e che non hanno espressione collettiva da chi li prova? E chi mai se non chi li prova può esprimerli efficacemente? Quando in Francia una legge sugli zuccheri ferisce gli interessi commerciali, a chi se non alle Camere di commercio spetta ammonire e protestare contr'essa? Chi sogna separazione di classi e aristocrazia mercantile, perchè le Camere di commercio ammoniscono e protestano?
Operai italiani, arrossite del vostro nome? arrossite dell'ufficio al quale adempite nella società? I padri vostri non ne arrossivano.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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