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      Nelle facoltà limitate d'una natura semplice, onesta, diritta, fermissima, come è descritta in parecchi degli uomini di Plutarco, trovò la forza che le vaste facoltà intellettuali dovrebbero dare, e pur troppo, quando sono scompagnate da una credenza, non danno: avea l'ingegno del cuore. Da quando ei giurò fino al giorno della sua morte, la sua vita non fu che una serie di patimenti. E nondimeno, ei portava sul volto, quand'io lo rividi in Londra nel 1844, lo stesso sorriso di pace con se stesso e cogli altri che i più vecchi amici avean notato nella prima sua giovinezza: la virtù, che in altri ha sembianza di lotta, in lui s'era fatta natura; nè alcuno avrebbe mai potuto indovinar da' suoi modi ch'egli avea per ventiquattro anni patito e s'apprestava, lasciando Londra, a correre i rischi supremi. Nel 1821, affrettatosi a Napoli, fece parte, in qualità di tenente, d'un battaglione attivo delle milizie del regno, e v'ottenne testimonianze onorevoli di coraggio e di zelo. Tornato in paese, fu imprigionato e consumò i nove più belli anni della sua gioventù nel forte di Civita Castellana. Liberato dai terrori del Papa nel 1831, avresti detto ch'egli avesse sofferto, non nove anni, ma nove giorni di carcere, tanto era lo stesso di prima: sereno nell'anima e nell'aspetto, caldo d'affetti patrî e voglioso di ritentare; e noi c'incontrammo quell'anno in Corsica in cerca ambedue d'una via per la quale si potesse raggiungere gl'insorti dell'Italia Centrale. Caduto, per colpa di chi fu messo a dirigerlo, quel tentativo, quando, perchè gl'Italiani arrossissero d'aver sperato negli ajuti di Francia, Casimiro Perier mandò i soldati francesi a far da birri del Papa, Ricciotti si cacciò in Ancona, dove creato comandante della così detta Colonna mobile di volontari protesse la città da crisi di sangue e ordinò i giovani a una serie di manifestazioni pacifiche nazionali, tanto che il mondo sapesse che cosa volevano: poi, ottenuto compenso d'accuse infami dalla immoralità sistematica de' nostri nemici, e di più infame silenzio dal generale francese, che pur s'era valso sovente dell'opera sua ad acquetare gli spiriti bollenti de' giovani anconitani, tornò in Francia quando l'occupazione cessò, e si ricongiunse a' suoi fratelli d'esiglio, finchè nel 1833, mentre la gioventù italiana pareva apprestarsi all'azione, ei mi ricomparve davanti, chiedendo d'andare in Italia per trovarsi ai primi pericoli; e v'andò. Tornatone anche quella volta salvo per mezzo a pericoli assai più gravi che non quei dell'azione, errò, povero e angariato dalle autorità francesi che facevano a quel tempo quanto umanamente potevasi per istancare la pazienza e la virtù de' proscritti, di deposito in deposito, senza lasciarsi avvilire dalle persecuzioncelle dei prefettucci di polizia, senza lasciarsi contaminare dall'arti sozze e dalle sozze querele della compagnia malvagia e scempia che purtroppo grava in ogni tempo le spalle agli esuli buoni.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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