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      EMILIO BANDIERA.
     
      Addio: il tempo mi manca. Porto meco gli articoli principali d'una nuova costituzione politica all'Italia, cioè quello dell'organizzazione comunale, della guardia nazionale, e delle elezioni. La prima di queste è necessario che sia dovunque uniforme per far dimenticare tante funeste e sanguinose antecedenze. Per individualità nazionale ho scelto il circondario e non il comune, perchè questo è di sua natura ineguale, l'altro formato, senza riguardo al territorio, di diecimila cittadini attivi. Da ventun'anni in poi s'è cittadini, ecc., ecc. Il giurì è applicato al criminale soltanto, perchè per adesso la nostra nazione non è ancora abbastanza matura per questa ottima istituzione. Insomma, conviene far tavola rasa, ma coll'obbligo di subitamente o bene o male riedificare, onde non cadere nell'anarchia che porta sempre seco la morte. Se mai la sorte vuole arridere finalmente alla nostra causa, accorrete; venite fra chi da tanti anni vi stima ed ama, tra chi voi più d'ogni altro poteste risvegliare dal sonno che, per esser profondo i malvagi dicevano essere di tomba. Venite, e ricordatevi degli Ebrei reduci dalla schiavitù che ricostruivano il sacro lor tempio sempre colla spada brandita. Abbiatemi presente, e credetemi sempre vostro amico.
      ATTILIO BANDIERA.
     
      Come mai, a fronte dei nuovi progetti, delle promesse fatte all'amico e del mandato positivo, esplicito, dato a Ricciotti, poche e incerte voci di circostanze propizie in Calabria indussero i due fratelli e gli amici loro alla subita determinazione?


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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