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      S'io potessi esservi vicino, invocherei da Dio potenza, per convincervi col gesto, coll'accento, col pianto: così, non posso che affidar freddamente alla carta il cadavere, per così dire, del mio pensiero; nè mi riuscirà pure d'aver la certezza che avete letto e meditato un momento quello ch'io scrivo. Ma io sento un bisogno imperioso di adempiere a questo dovere verso l'Italia e voi; e qualunque sia per essere il pensier vostro, mi parrà di trovarmi più in pace colla mia coscienza.
      Credete, beatissimo padre, ai sensi di venerazione e d'alta speranza che vi professa il vostro devotissimo
     
      GIUSEPPE MAZZINI.
     
     
     
     
      MISSIONE DELLA STAMPA PERIODICA
     
      1848.
     
      La stampa periodica politica ha oggi un'alta missione; è necessario per essa sollevarsi a quell'altezza o perir moralmente, consumando le forze, senza potenza d'iniziativa, per entro un misero cerchio di fatti transitori e di polemiche inutili o pericolose.
      Tutto è transitorio oggi in Italia. Abbiamo innanzi agli occhi, nella penisola, il sublime ma disordinato fermento d'un'opera di creazione, e intorno, per tutta Europa, i sintomi innegabili d'un'opera di trasformazione. Troni edificati con cure ed arti ridotte per diciassette anni a sistema e forti d'armi, d'ingegno pervertito e di corruttela, rovesciati in un subito: principi nati e cresciuti tiranni frementi un tempo alla sola idea di progresso, conceditori a un tratto di libertà e vogliosi d'affratellamento cogli uomini devoti pochi anni prima al palco o all'esilio: un papa, successore a Gregorio XVI, acclamato dai popoli banditore d'emancipazione, apostolo della democrazia del Vangelo: il diritto che dal trattato di Vestfalia in poi regolava la vita internazionale dei popoli lacerato a brani, in una terra e provvidenzialmente, dagli oppressori, in un'altra dagli oppressi; e nazioni nuove accennanti sorgere, razze mute finora nella storia ch'oggi si raccolgono e si apprestano a proferire la loro parola, classi intere, e le più numerose, trattate finora con disprezzo o terrore, chiamate, dall'arcana potenza educatrice dell'umanità, ad atti meravigliosi di potenza e virtù, a coscienza imprevista di missione comune, di fratellanza d'eguali coll'altre classi; questo per l'Europa; - e qui in Italia, un popolo che si leva gigante da un sonno di secoli; un forte esercito straniero accampato da lunghi anni nelle nostre città, nelle nostre fortezze, nelle posizioni più difficili a vincersi, côlto di terrore dal suono a stormo delle nostre campane, fuggente davanti al berretto di giovani volontari, ricacciato in sulle prime fin quasi all'Alpi da insurrezione di cittadini; un grido unanime d'Italia e di libertà, là dove la statua d'Italia era velata e non poteva insegnarsi libertà che dai pochi e a prezzo di sangue; un anelito al confondersi in uno, al riviver fratelli, là dove l'ultima parola libera era stata parola di guerra, e il mondo diceva: non rivivranno più mai perchè non sanno amarsi l'un l'altro.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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