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      Così, rimpicciolita, ringrettita la divina verità per entro le vie tortuose di quella che oggi chiamano politica e non è che parodia di politica, ideaste di cogliere il più alto premio che Dio conceda ad un popolo, l'unità nazionale, senza meritarlo colla dignità dell'animo, colla rettitudine del pensiero, colla serena franchezza degli atti e della parola. Dovevate procedere colla spada in una mano e col vangelo nell'altra, in nome dei vostri diritti e della vostra missione, in nome del lungo vostro martirio e della potenza di vita che freme più che altrove in questa sacra terra d'Italia; e procedeste invece col Machiavelli nella destra, cogli statuti bastardi di re perpetuamente spergiuri nella sinistra. Quelli statuti che voi disegnavate di romper più tardi vi condannavano intanto a subire i raggiri di corti e diplomazie, a servire capi sprezzati e perfidi o inetti, a frenare l'impeto, sospetto ai principi, delle moltitudini, a violare l'indivisibilità della bandiera italiana e inalzare un lembo all'adorazione, a velare in nome dell'indipendenza la statua della libertà ch'è il Labaro della vittoria. E voi subiste ad una ad una, fremendo impotenti, combattendo senza pro, tremanti sempre d'insidie che potevate, e non v'attentavate, vincere con una parola, tutte quelle fatalità, travolgendovi d'errore in errore, di menzogna in menzogna, dietro a faccendieri politici che vi sviavano con una larva di forza ordinata dall'unica vera invincibile forza: l'INSURREZIONE. Però cadeste; e s'anche ora ricomincierete la guerra regia - ricordatevi ciò ch'io, palpitando per ira e dolore, vi dico - cadrete.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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