Se la patria non è per noi una religione, io non intendo che sia.
V.
E il popolo italiano, più grande e più logico dei suoi dottori, ha sempre, lode a Dio, seguito la religione della patria e de' principî, non l'idolatria dell'opportunità o delle finzioni legali. Il nostro popolo cacciava il guanto di sfida all'Austria celebrando co' fuochi delle montagne l'insurrezione genovese del 1746, quando gli omiopatici della politica contendevano doversi vincere l'Austria colle vie ferrate e coi congressi scientifici: cacciava il guanto di sfida ai proprî governi colle sommosse, le manifestazioni di piazza, e le irruzioni nei conventi gesuitici, quando il conte Balbo e compagni insegnavano, nei dovuti limiti, il diritto delle supplici petizioni. Il nostro popolo trapiantava la questione, insorgendo in Sicilia, dall'arena delle riforme amministrative per concessione principesca a quella degli statuti politici, ossia dei patti fra cittadini e monarchi, quando i letterati che s'erano posti a capo dell'impresa italiana rabbrividivano alla sola idea d'una collisione violenta fra governanti e governati. Il nostro popolo inalzava feroce il grido di guerra all'Austriaco di sulle barricate lombarde e dalle lagune del Veneto, mentre gli uomini delle riforme, fatti per forza di cose cospiratori, diplomatizzavano per una iniziativa impossibile con re Carlo Alberto. E il nostro popolo griderà di bel nuovo la santa guerra, quando i cospiratori, rifatti diplomatici per cautela, andranno oltre sofisticando, come i Greci del basso-impero, sui termini della mediazione, su leghe ideali di principi che tremano l'uno dell'altro e tutti dei loro popoli, e sulle intenzioni probabili o possibili d'un governo che maneggia per agenti a Vienna, a Parigi, a Milano, la pace coll'Austria all'Adige e peggio: stolti che ignorano non esservi pace possibile tra l'Italia e l'Austria, dopo una insurrezione come quella del marzo, fuorchè segnata al di là dell'Alpi, nè speranza di conquistarla fuorchè colla guerra, abborrita dall'antiveggenza dei principi, che farà del paese un vulcano, del popolo intero un esercito, della nazione affratellata una coscienza di diritti inviolabili e di potenza.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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