- riescì funestissimo in questo, che suscitando da un lato l'orgogliuzzo della conquista, costringendo dall'altro i raggiratori politici a giovarsi, per carpire l'intento, d'arti inoneste e di promesse deluse, ha generato ciò che prima non esisteva, un lievito di discordia e di gelosia tra piemontesi e lombardi. Quella tristissima conseguenza della precipitata fusione noi l'avevamo predetta; poi a sovrapporre gare alle gare, venne il tradimento compito in Milano; e fremono tuttavia, nè altro oggimai potrà spegnerle che il fatto d'una insurrezione nazionale davvero, e la grande voce del popolo di tutta Italia. Le unioni non si fanno a quel modo. Escono spontanee da una fratellanza di popoli che hanno insieme patito e vinto, inviolabili per solenne e liberamente discussa espressione di rappresentanze legali; mal si fondano su calcoli di paure, mal si chiedono come prezzo d'ajuto, mal si votano sotto la spada di Damocle della minaccia d'un abbandono sì che somigli il fatto nefando di quel chirurgo che sospendeva, a mezzo l'operazione, il coltello per pattuire coll'infermo doppia mercede. Bensì a chi allora affacciava siffatte considerazioni e scongiurava in nome d'Italia che si vincesse prima, poi si lasciasse libero il corso alle intenzioni dei popoli, i maneggiatori rispondevano chiamandolo assoldato dell'Austria.
E questo malumore creato tra due popolazioni italiane nate ad amarsi e ajutarsi è l'unico risultato pratico ch'io mi sappia delle trienni agitazioni di quel partito: partito senza radice, senza tradizione, senza genio, senza possibilità di vita nell'avvenire.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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