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      E riescissero! Ma come? Non proclamano essi da ormai tre anni federazione di principi che non vogliono collegarsi? Non annunziano ai popoli una dieta, mentre dei tre governi che dovrebbero attuarla un si tace, l'altro avversa, il terzo promove invece la costituente? Non evangelizzano ogni settimana la guerra con un ministero che intima pace? Non hanno essi scritto libri di 500 pagine fondati sull'ipotesi d'una lega liberalissima tra Napoli e Piemonte, e non ha egli il re di Napoli risposto abbandonando il campo italiano e trasmutando i soldati in carnefici de' loro fratelli? I mezzi per verificare anche quel meschino concetto di federalismo monarchico non sono nelle loro mani. Noi possiamo con lunghe fatiche educare il popolo, essi non possono educare, non che cinque, un sol re. Le loro teoriche, le loro speranze posano tutte sopra un forse, sopra un se: dietro un se in forma di papa o di principe essi hanno trascinato per tre anni la povera Italia d'illusione in illusione, d'utopia in utopia, alla condizione di prima: e quando si rassegneranno un giorno a rinsavire e morire, il fatto da loro potrà rappresentarsi mirabilmente da quei due versi che un principe di Toscana rispondeva ai sudditi petizionanti:
     
      Talor, qualor, quinci, sovente e guari:
      Rifate il ponte co' vostri danari
     
     
      XIII.
     
      Al popolo toccherà di rifare il ponte co' proprî danari e col proprio sangue. Agli uomini del partito nazionale tocca fin d'ora insistere col popolo perchè impari questa verità troppo spesso dimenticata: che una nazione non si rigenera se non con forze proprie, col sudore della propria fronte, con lunghi sacrificî e coscienza profonda del proprio diritto e del proprio dovere.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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