Quando tutta Italia era schiava, e la libera parola era vietata e il pensiero, che Dio ha messo nelle viscere di questa terra e che un giorno la farà grande, si giaceva per mancanza assoluta di comunione, ignoto al suo popolo, gli uomini che soli nel silenzio comune osavano dire all'Italia: Sorgi e sii grande! avevano diritto di farsene interpreti, di trarre dallo studio della tradizione nazionale e dalla propria coscienza la definizione di quel pensiero e scriverlo risolutamente sulla loro bandiera e dire al popolo: In questo segno tu vincerai - salvo al popolo di consecrarlo o mutarlo, vinto il nemico: oggi no. Il pericolo più grave d'una insurrezione che non poteva iniziarsi se non da pochi era allora quello di non aver bandiera alcuna e di travolgere un popolo, suscitato a un tratto da un sonno di morte alla più alta intensità di vita possibile, in una anarchia senza nome impotente a vincere lo straniero. Oggi il popolo è da qualche anno svegliato: ha potuto guardarsi attorno e scendere a interrogare la propria coscienza: vive in più parti d'Italia di una vita ben più potente di quella che s'elabora nell'aule o nell'anticamere dei potenti: ha conquistato nella Lombardia, in Venezia, in Sicilia, in Bologna, in Livorno, in Genova e altrove, tra le barricate o in quelle manifestazioni che i liberali patrizî chiamano sdegnosamente di piazza e alle quali devono quel tanto di libertà ch'esiste fra noi, il battesimo di sovranità; e saprebbe, cogli istinti suoi logici, col senso diritto che distingue le moltitudini e colla scorta delle sue tradizioni, trovarsi facilmente la buona via, purchè i suoi dottori e gl'inventori delle alte e delle basse Italie volessero lasciarlo in pace.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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