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      Vorrei che come i leggendarî dei secoli cristiani cominciavano e finivano tutti colla formola: "Nel nome del Padre, del Figlio e del santo Spirito," così nessun scrittore toccasse la penna in Italia se non cominciando e finendo colla formola: In nome della patria e dei nostri martiri, sia guerra all'Austria. Vorrei che le fanciulle italiane, comprese dell'onta sofferta per mano dei barbari dalla donna italiana, rammentassero col bacio di fidanzata ai loro promessi: ricordate e vendicate le fanciulle di Monza. Vorrei che, come i romiti della Trappa non s'incontrano senza dirsi l'un l'altro: fratello, bisogna morire, i giovani d'Italia non s'incontrassero per le vie, nei teatri, nei circoli, senza dirsi: fratello, bisogna combattere; tu ed io viviamo disonorati.
      Perchè, è forza il dirlo, noi viviamo disonorati: disonorati, o giovani, in faccia a noi stessi, in faccia all'Austria, in faccia all'Europa. Nessun popolo in Europa, dalla Polonia in fuori, soffre gli oltraggi che noi soffriamo; nessun popolo sopporta che una gente straniera, inferiore di numero, d'intelletto, di civiltà, rubi, saccheggi, arda, manometta ferocemente a capriccio un terreno non suo; trascini altrove, colla coscrizione, a farsi complici di delitti e stromenti di tirannide, giovani non suoi; contamini di violenze, di battiture donne non sue: uccida per sospetto o disonori col bastone cittadini di patria non sua. E nessun popolo - io lo dirò comechè suoni ingratissimo a me che scrivo e a quanti mi leggono - nessun popolo ha più di noi millantato odio al barbaro, valore italiano, potenza di desiderio, e furore d'indipendenza.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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