Pagina (753/1484)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      (155)).
      Molti esuli del partito d'azione avevano pubblicamente dichiarato che se la guerra fosse stata iniziata e condotta da Napoleone, non vi avrebbero preso parte; ma quando videro muover prima l'Austria e gli Stati d'Italia insorgere in nome della libertà, abbandonarono tosto il primo proposito, chè in cima ai loro pensieri tenevano quello dell'unità della patria. "E Giuseppe Mazzini diè mano - come uomo di stato nel più alto senso della parola, ed esperto misuratore dei rapporti possibili fra il suo Ideale e la realtà - a promuovere, con ogni poter suo, nell'elemento italiano del moto, caratteri recisamente nazionali ed unitarî"(156)).
      Giunto in Toscana, rincorò i patrioti, che erano indignati e stupiti per l'inattesa tregua di Villafranca, con la singolare efficacia della sua parola, e formulò un nuovo piano d'insurrezione in questo semplice motto: al centro mirando al sud; invasione cioè dell'Umbria e dello Stato Romano per muovere quindi verso il regno delle Due Sicilie. E sebbene egli e gli altri suoi compagni d'azione avessero lealmente dichiarato di tacer di repubblica se la monarchia piemontese si fosse dichiarata alla sua volta unitaria e si fosse attivamente accinta all'opera, furono, ciò non ostante, cercati, perseguitati dalla polizia come traditori e peggio. Al Saffi, giunto a Torino, fu intimato di ripassare entro ventiquattr'ore la frontiera. Sicchè alcuni si affrettarono a riprendere la via dell'esilio, altri si nascosero, mentre altri ancora, o meno cauti o più fidenti, venivano chiusi in carcere(157)).


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





Napoleone Austria Stati Italia Giuseppe Mazzini Ideale Toscana Villafranca Umbria Stato Romano Due Sicilie Saffi Torino