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      Era colmo e traboccava il vaso delle nequizie governative: con gente capace di simili azioni nè accordo nè tolleranza potevano più a lungo perdurare, e G. Mazzini nella sua lealtà denunciò a' governanti ed al popolo la tregua fin allora subita con la seguente dichiarazione:
      La palla di moschetto regio che feriva Garibaldi ha lacerato l'ultima linea del patto che s'era stretto, or sono due anni, tra i repubblicani e la monarchia... Noi ci separiamo oggi per sempre da una monarchia che combatte in Sarnico per l'Austria, in Aspromonte pel papa
      .
      A questo breve ma triste periodo della nostra storia, pieno di forti propositi, di generosi ardimenti da parte del popolo; di titubanze, di raggiri, di colpe da parte del Governo, si riferiscono gli scritti compresi nel presente volume: Una dichiarazione, I Monarchici e noi, la Lettera a Campanella e l'altra agli Editori del Dovere.
      Quando poi il Governo firmò la indegna Convenzione di settembre, con la quale rinunciava a Roma, il Mazzini protestò contro quell'atto con diversi scritti: La Convenzione, La Convenzione e Torino, Ai giovani delle Romagne e delle Marche, Roma è dell'Italia, Ai miei fratelli delle Romagne, dal primo dei quali togliamo il brano seguente, profezia di ciò che avvenne tre anni dopo alla gloriosa e sventurata spedizione nell'Agro Romano:
      La Convenzione, se il Governo mantiene i patti, decreta Roma abbandonata fra due anni a una lotta feroce senza pro: l'Italia legata ad assistervi immobile: Aspromonte in permanenza: decreta - se il Governo non li mantiene - il disonore della Nazione; la guerra della Francia per violazioni di trattati liberamente sanciti; l'incredulità dell'Europa in ogni promessa dell'Italia.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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