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      Nè mai forse come in quell'estremo periodo del viver suo - continua il Saffi - la parola del Grande Italiano penetrò così addentro nella mente, non che dei suoi discepoli, ma di coloro stessi tra i suoi compagni di Patria, che avevano per lo innanzi ignorato o frainteso i veri intendimenti delle sue dottrine.
      Ed a queste dottrine facendo, com'era suo costume, seguire l'applicazione pratica, fece sì che in Roma convenissero i rappresentanti dei varî sodalizî operai della Penisola a stringere un patto di fratellanza, che doveva organizzare tutto il ceto artigiano in un gran corpo od ordine nazionale(184)). In quel Congresso fu proclamato mezzo efficace all'emancipazione economica delle classi operaje, la costituzione delle cooperative di consumo e di produzione, le quali, da quel tempo in poi, crebbero continuamente di numero e d'importanza, tanto nei piccoli come nei vasti centri, avviamento lento ma sicuro verso quell'ultimo assetto sociale da lui vagheggiato: la riunione, cioè, del capitale e del lavoro nelle stesse mani(185)).
      Ma questa propaganda morale e sociale, a cui consacrò le rimanenti forze dell'anima sua, gli fruttò, come di consueto, accuse, calunnie, amarezze infinite, e, come di consueto, ei continuò impavido nella lotta: e con lo scritto intitolato Il Comune e l'Assemblea(186)) pubblicato il 3 maggio 1871 nella Roma del Popolo, egli respinse il consiglio di coloro che lo esortavano a tacere di questione religiosa e sociale per non suscitare discordie nel partito.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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