Scrivevano con affettazione di gravitā, con piglio d'acuti e profondi discernitori, consigli ricopiati da tempi di sviluppo normale, da uomini ravvolti in guerre parlamentarie e cittadini di nazioni fatte, a un popolo che da un lato aveva nulla, dall'altro avea vita, unitā, indipendenza, libertā, tutto da conquistare: il popolo rispondeva alle loro voci eunuche col ruggito e col balzo del leone, cacciando i gesuiti, esigendo guardie civiche e pubblicitā di consulte, strappando costituzioni ai principi, quand'essi raccomandavano silenzio, vie legali e assenza di dimostrazioni perchč il core paterno dei padroni non s'addolorasse. S'intitolavano pratici, positivi, e meritavano il nome d'arcadi della politica. Questi erano i duci della(189)) fazione, nč ho bisogno di nominarli; ed oggi taluni fra loro, per desiderio di potere o vanitā ferita dalla solitudine che s'č creata d'intorno ad essi, stanno a capo della reazione monarchica contro ai popoli. Ma intorno ad essi, salito appena al papato Pio IX, s'aggrupparono, tra per influenza della loro parola e del prestigio esercitato dai primi atti di quel pontefice, tra per precipitoso sconforto deimolti tentativi falliti e speranza d'agevolare all'Italia le vie del meglio, molti giovani migliori d'assai di que' capi e che s'erano pressochč tutti educati al culto dell'idea nazionale nelle nostre fratellanze, anime candidissime e santamente devote alla patria, ma troppo arrendevoli e non abbastanza temprate dalla natura o dai patimenti alla severa energica fede nel vero immutabile, stanche anzi tempo d'una lotta inevitabile, ma dolorosissima, o frantendenti il bisogno che domina tutti noi d'una autoritā in riverenza all'autoritā ch'esisteva e sembrava allora rifarsi.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Pio IX Italia
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