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      Creava una serie di nuovi ostacoli, non ne rimoveva alcuno. Creava inoltre una serie di necessità logiche che avrebbero signoreggiato la guerra. E la signoreggiarono e la spensero nel danno e nella vergogna.
      Pur nondimeno, era tanta la sete di guerra all'Austria, che il malaugurato programma, predicato in tutte guise lecito e illecite, fu accolto senza esame dai più. Tutti speravano nella iniziativa regia. Tutti spronavano Carlo Alberto e gli gridavano: fate a ogni patto.
      Carlo Alberto non avrebbe mai fatto, se l'insurrezione del popolo milanese non veniva a porlo nel bivio di perdere la corona, di vedersi una repubblica allato, o combattere.
      Il libro di Carlo Cattaneo(190)), uomo che onora la parte nostra, mi libera dall'obbligo d'additare le immediate ragioni della gloriosissima insurrezione lombarda, estranea in tutto alle mene e alle fallite promesse dei moderati che s'agitavano fra Torino e Milano. È libro che per estrema importanza di fatti e considerazioni vuole esser letto da tutti, che nessuno ha confutato e che nessuno confuterà. Ma in quel libro, l'opinione or ora espressa è accennata, per mancanza di documenti, soltanto di volo. "Pare certo che in un manifesto a tutte le corti d'Europa il re attestasse che, invadendo il Lombardo-Veneto, egli intendeva solo d'impedire che vi sorgesse una repubblica" (p. 96). Ed ora i documenti governativi(191)) esibiti dal ministero al parlamento inglese intorno agli affari d'Italia pongono il fatto oltre ogni dubbio e rivelano come, ad onta di tutta la garrulità moderata, il governo piemontese mirasse, prima dell'impresa e poi, alla questione politica ben più che alla italiana.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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