Le porte, dicevasi, erano tenute tuttavia dagli Austriaci, e il popolo andava perdendo terreno per difetto d'armi e di munizioni. Durava il fermento in Torino. Un assembramento di popolo chiedeva armi al ministero dell'interno ed era respinto. Il conte Arese, giunto da Milano a chieder soccorsi all'insurrezione, non riesciva a vedere il re; era freddamente accolto dai ministri, e ripartiva lo stesso giorno, scorato, deluso. Vedi un dispaccio di Torino spedito il 21 dall'Abercromby a Palmerston (p.182-83).
Il 21, le nuove correvano migliori. E dal conte Enrico Martini, viaggiator faccendiere dei moderati, fu affacciata agli uomini del municipio milanese e del consiglio di guerra la prima proposta d'ajuto regio a patti di dedizione assoluta e della formazione d'un governo provvisorio che ne stendesse profferta: vergogna eterna di cortigiani che nati d'Italia trafficavano per una corona sul sangue dei generosi ai quali era bello il morir per la patria, mentre il Martini diceva al Cattaneo: Sa ella che non accade tutti i giorni di poter prestare servigi di questa fatta ad un re?(194)) Ad un re? L'ultimo degli operaī, che lietamente combattevano tra le barricate per la bandiera d'Italia e senza chiedersi a quali uomini gioverebbe poi la vittoria, valea pił assai innanzi a Dio e varrą innanzi all'Italia avvenire che non dieci re.
Il 22, la vittoria coronava l'eroica lotta. Espugnata porta Tosa da Luciano Manara, caduto pił tardi martire della causa repubblicana in Roma, occupata dagli insorti porta Ticinese, liberata dagli accorrenti della campagna porta Comasina, separate e minacciate di distruzione immediata le soldatesche nemiche, Radetzky, la sera, non si ritraeva, fuggiva.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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