Una fregata austriaca stanziata in Napoli(208)), due brick da guerra che incrociavano nell'Adriatico(209)) inalzavano bandiera italiana e si davano alla repubblica veneta. All'Austria non rimanevano in Italia - ed è cifra desunta da relazioni officiali - che 50 000 uomini(210)), rotti, sconfortati, spossati.
E fuori di Lombardia, per tutto dove suona lingua del sì, era fermento, fremito di crociata. L'insurrezione di Milano avea suonato la campana a stormo dell'insurrezione italiana. Alle prime nuove del moto in Modena, s'affrettavano 2000 guardie civiche da Bologna, 1200 e 300 uomini della linea da Livorno, e guardie civiche e studenti armati da Pisa, e civici e volontarî da Firenze(211)); e pochi dì dopo, a evitare l'estrema rovina(212)), il gran duca era costrette egli pure a intimar guerra all'Austriaco. In Roma, date alle fiamme dal popolo, dai civici e dai carabinieri commisti le insegne dell'Austria, e sostituita sulla residenza dell'ambasciata la leggenda: PALAZZO DELLA DIETA ITALIANA(213)), s'adunavano, benedetti da sacerdoti, volontarî, s'aprivano sottoscrizioni ad armarli e avviarli: il 24 marzo, molti avevano già lasciato la città(214)), e al finir del mese, 10 000 Romani e 7000 Toscani erano al Po, presti a varcarlo dalla parte di Lagoscuro(215)). A Napoli, arse parimente le insegne aborrite, erano già aperte il 26 marzo le liste dei volontarî; era dall'universale concitamento forzato a cedere il re(216)). Di Genova e del Piemonte non parlo: i volontarî di Genova - e lo ricordo con orgoglio, non di municipio, ma d'affetto per la terra ove dorme mio padre e nacque mia madre - segnarono primi in faccia al nemico comune il patto di fratellanza italiana cogli uomini di Lombardia.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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