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      Ma quando giunsero, il ministro Collegno, allegando mutate le circostanze, da pochi in fuori, li ricusò(221)). E mentre da noi s'offrivano, ad affratellare colla nostra guerra il libero pensiero europeo e creare un senso d'emulazione nei nostri giovani, legioni di volontarî francesi e svizzeri, giungevano divieti dal campo, e il governo, obbedendo, rompeva le pratiche imprese in Berna e nel cantone di Vaud. Ma - e non era Garibaldi, reduce da Montevideo, accolto freddamente e con piglio quasi di scherno al campo monarchico, e rimandato a Torino a vedere se e come il ministero di guerra potesse giovarsi dell'opera sua?
      Intanto, mentre queste cose accadevano in Milano, la guerra regia, rifiutate l'Alpi, si confinava oziosamente tra le fortezze. Intanto l'esercito austriaco, raggranellato, riconfortato, vettovagliato, aspettava, riceveva rinforzi. Il Tirolo era vietato a Carlo Alberto dalla diplomazia del 1815: la difesa del Veneto vietata in parte da segrete mene di governi stranieri e da speranze di lontani accordi coll'Austria, in parte e più assai dall'aborrimento, rivelato senza pudore, al vessillo repubblicano(222)). I principi italiani coglievano, a ritrarsi o raffreddare gli spiriti, pretesto dalle mire ambiziose che i fautori dell'Italia del nord manifestavano imprudentemente, sconciamente, per ogni dove. Pio IX vietava ai Romani passassero il Po. Il Cardinal Soglia corrispondeva in cifra con Innspruck. Corboli-Bussi si recava al campo del re esortatore di defezione(223)) e cospiratore.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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