Sul cominciare di quel secondo periodo, quando la violazione del programma governativo era già decisa, e mentre io era già assalito, pel mio tacermi, di calunnie e minaccie da tutte parti, mi giunse inviato dal campo, e messaggiero di strane proposte, un antico amico, patriota caldo e leale. Parlava a nome del Castagneto già nominato, segretario del re, e proponeva: CH'IO MI FACESSI PATROCINATORE DELLA FUSIONE MONARCHICA, M'ADOPRASSI A TRARRE ALLA PARTE REGIA I REPUBLICANI, E M'AVESSI IN RICAMBIO INFLUENZA DEMOCRATICA QUANTA PIÙ VOLESSI NEGLI ARTICOLI DELLA COSTITUZIONE CHE SI DAREBBE; COLLOQUIO COL RE e non so che altro.
Primo nostro intento e sospiro antico dell'anime nostre era - ed è - l'INDIPENDENZA dallo straniero: secondo, l'UNITÀ della patria, senza la quale l'indipendenza è menzogna: terzo, la REPUBBLICA - e intorno a questa, indifferenti a ciò che riguarda noi individui, e certi, quanto al paese, dell'avvenire, noi non avevamo bisogno d'essere intolleranti. A chi dunque m'avesse assicurato l'indipendenza, e agevolato l'unità dell'Italia, io avrei sagrificato, non la fede, ch'era impossibile, ma il lavoro attivo pel trionfo rapido della fede: a me la solitudine e la facoltà, che nessuno avrebbe potuto mai tormi, di versare in un libro, da stamparsi quando che fosse, quel tanto d'idee ch'io credessi utili al mio paese, bastava, e per amor dell'indipendenza, i repubblicani non avevano aspettato, a tacer di repubblica, gli inviti d'un re. Ma la questione era allora tutta di guerra.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Castagneto Italia
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