E fatale all'esito della guerra noi ritenevamo il concetto federalistico, troppo ambizioso pei nostri principi e per la diplomazia, troppo poco per le popolazioni d'Italia, dell'Italia del nord. L'entusiasmo popolare era, mercč quel concetto, gią spento; e i governi erano ostili e i mezzi che il paese somministrava condannati all'inerzia e le probabilitą della guerra cresciute pur troppo a' danni nostri. A volgerlo in favor nostro, a ricreare lo spirito che vince ogni ostacolo, era solo una via: far guerra, non di PRINCIPI, ma di NAZIONE. E per questo, bisognava un UOMO che osasse e si vincolasse a non retrocedere per egoismo e codardia nell'impresa. Voleva Carlo Alberto esser l'uomo? Ei doveva dimenticare la povera sua corona sabauda e farsi davvero SPADA D'ITALIA: doveva, poichč i governi tutti gli eran nemici, rompere dichiaratamente, irrevocabilmente, con essi e raccogliersi intorno, congiunti, ravvivati in un grande pensiero, i buoni, quanti erano tra l'Alpi e gli estremi confini della Sicilia, in Italia. Cosģ avremmo saputo ch'ei parlava o voleva operare da senno, e noi avremmo potuto tentare ogni nostro modo per sommovere a pro del suo intento tutti gli elementi rivoluzionarī italiani. Dove no, meglio era lasciarci in pace. Noi potevamo e dovevamo sagrificare per un tempo alla salute d'Italia anche la nostra bandiera; ma nč potevamo nč dovevamo sagrificarla - e con essa quel tanto d'influenza sulle sorti del paese che la nostra costanza in una fede ci dava - ad un re che non volendo avventurar cosa alcuna del suo, nč affratellarsi col pensiero italiano, nč cangiare in meglio le condizioni della guerra, avrebbe potuto ritrarsi dall'arena a suo piacimento e dirci: VOI, CREDENTI, ACCETTAVATE TRANSIGERE.
| |
Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
|
|
Italia Italia Carlo Alberto Alpi Sicilia Italia Italia
|