Queste cose a un dipresso io risposi a quell'inviato. Richiesto del come il re potesse farsi mallevadore delle sue intenzioni a pro della unità del paese, risposi: Firmando alcune linee, che le rivelino; e richiesto s'io scriverei quelle linee, presi la penna e le scrissi. Erano, con mutazioni di forma ch'or non ricordo, le stesse ch'io, con intento, inserii più dopo nel programma dell'Italia del Popolo pubblicato in Milano; e le trascrivo:
IO SENTO MATURI I TEMPI PER L'UNITÀ DELLA PATRIA: INTENDO, O ITALIANI IL FREMITO CHE AFFATICA L'ANIME VOSTRE. SU, SORGETE! IO PRECEDO. ECCO: IO VI DO, PEGNO DELLA MIA FEDE, SPETTACOLO IGNOTO AL MONDO D'UN RE SACERDOTE DELL'EPOCA NUOVA, APOSTOLO ARMATO DELL'IDEA-POPOLO, EDIFICATORE DEL TEMPIO DELLA NAZIONE. IO LACERO NEL NOME DI DIO E DELL'ITALIA I VECCHI PATTI CHE VI TENGONO SMEMBRATI E GRONDANO DEL VOSTRO SANGUE: IO VI CHIAMO A ROVESCIARE LE BARRIERE CHE ANCH'OGGI VI TENGON DIVISI E AD ACCENTRARVI IN LEGIONE DI FRATELLI LIBERI EMANCIPATI INTORNO A ME, VOSTRO DUCE, PRONTO A CADERE O VINCER CON VOI.
L'amico partì. Pochi dì dopo mi fu fatto leggere un biglietto del Castagneto, che diceva: VEDO PUR TROPPO CHE DA QUESTO LATO NON V'È DA FAR NULLA. Quando mai può un'idea generosa, potente d'amore e d'avvenire per una nazione, allignare nel cuore d'un re?
Noi seguimmo a tacer di politica(225)) e a giovare come meglio potevamo, d'opera e di consiglio, la guerra. Ma la guerra non era più italiana, non era lombarda; era piemontese e d'una fazione. Ministero, organizzazione, amministrazione, tutto era in mano d'uomini devoti ad essa.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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Firmando Italia Popolo Milano Castagneto
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