E i popoli d'Italia, che tutti si sapevano fratelli a noi, tutti mandavano, come concedevano le distanze e le circostanze particolari, uomini loro a combattere la santa guerra, vi confermavano tacitamente lo stesso mandato. Sentivano che qui, su questa terra lombarda dove moto e trionfo erano cose di popolo, si agitavano le sorti di tutta Italia: che qui in una importantissima parte d'Italia, da parecchî milioni d'uomini generosi, doveva compiersi, con voto libero e meditato, un esperimento forse decisivo sulle vere tendenze, sugli istinti, sui desiderî che fermentano in core alle moltitudini, e ne decideranno la nuova vita.
Voi intendeste allora, signori, quel mandato, o mostraste d'intenderlo. E poichè non trovavate in voi potenza o diritto d'iniziativa, dichiaraste solennemente più volte che l'iniziativa spettava tutta intera al popolo, e che il popolo solo, emancipato il territorio e finita la guerra, avrebbe discusso e deciso, raccolto in assemblea costituente, intorno alle forme che dovrebbero reggerne la vita politica.
E dichiarandolo, voi di certo non intendevate, cosa impossibile, ingiusta, che un popolo intero si rimanesse muto, per un tempo indefinito, sulle questioni più gravi e più vitali per lui: voi non potevate ragionevolmente pretendere ch'ei combattesse senza sapere il perchè; ch'ei conquistasse vittoria senza interrogarsi quali sarebbero i frutti della vittoria, ch'ei si facesse soldato della libertà cominciando dal rinnegarla e dal contendersi ogni diritto di pacifica e fraterna parola.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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