Noi potevamo rispondere, in modo non dissimile da Cremuzio Cordo: ardete anche i buoni tutti d'Italia in quel rogo, perch'essi sanno la verità che noi diciamo a memoria.
Pochi dì dopo, pubblicavamo il programma dell'Italia del Popolo. Ed anche allora, il nostro era linguaggio di conciliazione. "La nostra è missione di pace. Fratelli tra fratelli, noi concediamo e rivendichiamo il diritto di libera parola, senza la quale non è fratellanza possibile. Chi vorrebbe, chi potrebbe contenderlo? Non è santo, in Italia, il pensiero? Non prorompe dal conflitto delle opinioni la verità? Ov'è chi già la possieda infallibile, intera? Ah, se i fratelli potessero mai impor silenzio ai fratelli, se un diverso convincimento intorno ai modi di far questa nostra patria una, libera, grande, potesse mai farci nemici gli uni degli altri, i presentimenti d'un'Italia futura sarebbero menzogna e ironia. Il problema dei nostri fati è problema di educazione. Educhiamo. Noi rinunziammo, da quando albeggiò sulla nostra terra la libertà di parola, al lavoro segreto, alle vie, sante nel passato, d'insurrezione. Pieghiamo noi tutti riverenti il capo davanti al giudizio sovrano, legalmente manifestato, del popolo. Accettiamo i fatti che, consentiti dal popolo, si producono successivi fra il presente e l'ideale che splende, come una stella dell'anima, davanti a noi. Ma chi fra' nostri oserebbe dirci: rinnegate quell'ideale? Lasciate, in nome di Dio, in nome dell'inviolabilità del pensiero, che questa nostra bandiera, bandiera, voi tutti lo dite, dei dì che verranno, sventoli sorretta da mani pure, nella sfera dell'idea, quasi presagio aleggiante intorno alla culla d'un popolo che sorge a nazione!
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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