Siffatte erano le nostre parole. E nondimeno, noi fummo per ogni dove accusati d'avere, sostituendo un'idea politica, alla questione di indipendenza, nociuto alla guerra e seminato dissidî tra le forze che dovevano combatterla unite! E tanto fu diffusa e ripetuta la falsa accusa, ch'oggi ancora serpeggia all'estero e in patria per opera di uomini illusi o tristi. I repubblicani dovevano combattere e discussero. La storia intanto dei fatti documentati dice e dirà: che i repubblicani furono i primi a combattere, gli ultimi a discutere. Dirà che i repubblicani combattevano sulle barricate mentre i moderati congiuravano con Torino - che repubblicani erano pressochè tutti coloro i quali, inseguendo gli Austriaci fuor di Milano, o uscendo da Como, si spingevano fino al Tirolo, mentre il governo provvisorio moveva i primi passi a render possibile più tardi la dedizione - repubblicani i volontarî che l'undici aprile s'impossessavano della polveriera di Peschiera - repubblicani i più tra gli uomini che pugnarono per Treviso, e sostennero per diciotto ore, il 23 maggio, in Vicenza l'urto di diciottomila uomini e di quaranta cannoni - repubblicani gli studenti che riuniti in corpo chiedevano, scongiuravano d'essere condotti al nemico - repubblicani gli uomini che sul finire del maggio formarono il così detto battaglione lombardo, e mossero a difesa del Veneto abbandonato, tradito dalla guerra regia. Dirà che repubblicano e fondatore della Società democratica era Giuseppe Sirtori, salito più tardi a meritata fama di guerra in Venezia - repubblicano il Maestri, membro del comitato di difesa negli ultimi giorni della guerra - repubblicano, egli e chi lo seguiva, il Garibaldi che lasciò ultimo senza codardie di patti o armistizî il suolo lombardo.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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