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      Ah! duri l'esilio per noi, duri per voi, fratelli miei, l'oppressione, anzi che debba un'altra volta vedersi profanato per siffatte oscene miserie il grande concetto italiano e dato ai traffichi di un'ambizione dinastica l'entusiasmo e il sangue dei prodi! Perchè, come nelle lagrime si santifica la virtù, così nei patimenti inflitti dalla tirannide si purificano le nazioni; ma per arti di menzogna e calcoli d'egoismo non si sollevano popoli alla libertà: si sfibrano nell'inerzia della diffidenza e si condannano a tale una lenta agonia d'ogni facoltà potente e d'ogni palpito generoso da far lungamente piangere le madri in terra e gli angioli in cielo.
      Ed era agonia! - noi più miseri di tutti gli altri che senza illusioni interrogavamo i segni crescenti del male e numeravamo i battiti del polso alla grande morente, nè potevamo sclamare: la libertà d'Italia perisce, senza ch'altri ci gridasse terrificatori e alleati dell'Austria!
      Fin dall'aprile, per odio ai volontarî e obbedienza alla diplomazia, l'impresa del Tirolo s'era abbandonata. Il Friuli era perduto e aperto al nemico. E perduta era la provincia veneta, dove Padova, Vicenza, Treviso, Rovigo, l'una dopo l'altra cadevano senza che un soldato del re movesse a soccorrerle: ai regi importava, non di salvare il Veneto, ma di strappare, col terrore della rovina e con false speranze di redenzione, a Venezia il voto del 5 luglio. Promesse date a governi stranieri contendevano ogni operazione - e poteva riescir decisiva - contro Trieste.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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