L'Austria sentiva il nembo, e non intravvedeva possibilitą di difesa. Se domani - scriveva a Londra a lord Palmerston il barone Hummelauer(228)) - se domani i Francesi varcassero l'Alpi e scendessero in Lombardia, noi non moveremmo a incontrarli. Noi rimarremmo a principio nella posizione di Verona e sull'Adige; e se i Francesi venissero in cerca di noi, noi retrocederemmo verso le nostre Alpi e l'Isonzo; ma non accetteremmo battaglia. Noi non ci opporremo all'ingresso e alla marcia dei Francesi in Italia. Quei che ve li avranno chiamati potranno a lor posta sperimentare anche una volta la loro dominazione. Nessuno verrą a cercarci dietro le nostre Alpi; e rimarremo spettatori delle lotte che avranno sviluppo in Italia.
Io non dico che si dovesse o non si dovesse chiamare gli eserciti francesi in Italia. Io credeva allora e scrissi pił volte sull'Italia del Popolo - comechč a noi repubblicani venisse dalla stessa gentaglia, che ci chiamava alleati dell'Austria, gettata continuamente in viso l'accusa di volere far decidere le nostre liti dallo straniero - che noi Italiani avevamo, purchč uniti e volenti, forze nostre a dovizia per emanciparci: e lo credo anch'oggi. Ma dico che a sciogliere il nodo bisognava o giovarsi degli ajuti stranieri o chiamar sul campo tutte le forze vive della nazione; e dico che gli ajuti di Francia in quei giorni erano, per chi li avesse voluti, certi, immancabili. I moderati respinsero gli uni e non vollero, anzi addormentarono e soffocarono l'altre.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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