E il voto stesso dell'Assemblea francese convalida implicitamente il fatto che noi affermiamo. Di fronte a condizione siffatta, di fronte alla minaccia d'una transazione inaccettabile e di negoziati che non hanno ragione alcuna nello stato delle nostre popolazioni, la parte che ci spettava non era dubbia. Resistere; era per noi un dovere verso il nostro paese, verso la Francia, verso l'Europa.
Noi dovevamo, per adempiere a un mandato lealmente dato e lealmente accettato, mantenere, per quanto era in noi, l'inviolabilità del nostro paese, del suo territorio e delle sue instituzioni unanimemente acclamate da tutti i poteri, da tutti gli elementi dello Stato.
Dovevamo conquistare il tempo necessario per richiamarci dalla Francia ingannata alla Francia meglio informata, ed evitare alla repubblica sorella il rimorso d'essersi fatta, cedendo senza esami a suggerimenti stranieri, complice d'una violenza che non ha paragone se non nel primo smembramento della Polonia.
E dovevamo all'Europa una testimonianza, quale almeno poteva escire da noi, a pro del principio fondamentale d'ogni vita internazionale, l'indipendenza di ciascun popolo in ciò che riguarda la sua interna amministrazione. Resistendo con entusiasmo ai tentativi della monarchia napoletana e dell'eterna nostra nemica l'Austria, resistendo con profondo dolore alle armi francesi, noi andiamo alteri di poter dire a noi stessi che abbiamo benemeritato non solamente di voi, ma dei popoli europei.
Voi sapete, signore, gli eventi che tennero dietro all'intervento francese.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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