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      Il signor Lesseps era ministro plenipotenziario della Francia in Roma. Egli era tale per noi il 31 maggio come prima d'allora. Nulla ci aveva avvertiti d'una modificazione o d'un annullamento de' suoi poteri. Trattavamo noi dunque con lui in piena buona fede come se trattassimo colla Francia: e questa nostra buona fede ci valse, nella notte dal 28 al 29 maggio, l'occupazione di Monte Mario. Addentrati in una discussione assolutamente pacifica col signor Lesseps, ansiosi d'evitare quanto avrebbe potuto trascinare gli spiriti su direzione avversa ai nostri voti e non sapendo indurci a credere che la missione protettrice della Francia comincerebbe coll'assedio di Roma, guardavamo ogni incidenza senza commoverci. A ogni movimento delle vostre truppe, a ogni operazione tendente a restringere la cinta militare e a ravvicinarsi gradatamente a posizioni che noi avremmo potuto difendere, il signor Lesseps s'affrettava a dirci che i Francesi non operavano a quel modo se non per quetare la concitazione febbrile delle truppe affaticate dalla lunga inerzia; in nome dei due paesi, in nome dell'umanità, ei ci supplicava d'evitare ogni conflitto, d'aver fede in lui, di non paventare conseguenza alcuna da quei fatti anormali. E noi cedevamo volonterosi. Oggi, io sono costretto, per quanto a me spetta, a pentirmi di quella arrendevolezza; non già ch'io tema per Roma, ma perchè petti di prodi difendono ciò che buone posizioni avrebbero potuto difendere. Il 31 maggio, alle otto di sera, furono firmati gli accordi tra il signor Lesseps e noi.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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