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      Ei li portò seco al campo affermandoci ch'ei considerava la firma del generale Oudinot come semplice formalità intorno alla quale non poteva esistere dubbio. Eravamo tutti coll'animo lieto. Le cose stavano per ripigliare, tra la Francia e noi, la loro naturale tendenza.
      La notte, parmi, ci giunse il dispaccio del generale Oudinot contenente rifiuto d'adesione agli accordi e l'affermazione che il signor Lesseps, firmandoli, aveva oltrepassati i poteri affidatigli.
      Un secondo dispaccio, con data del 1.° giugno, a tre ore e mezzo dopo mezzodì, e firmato dal generale, ci dichiarava "che i fatti avevano giustificato la sua determinazione e che in due dispacci del ministro di guerra e degli affari esteri, in data 28 e 29 maggio, il governo francese gli annunziava il termine della missione del signor Lesseps."
      Ventiquattro ore ci erano concesse per accettare l'ultimatum del 29 maggio.
      V'è noto come lo stesso giorno il signor Lesseps c'indirizzasse una comunicazione nella quale è detto: "Mantengo l'accordo firmato jeri. Parto per Parigi onde ottenergli ratifica. Quell'accordo fu conchiuso in virtù d'istruzioni che mi davano facoltà di consacrarmi esclusivamente ai negoziati e alle relazioni da stabilirsi colle autorità e le popolazioni romane."
      Lo stesso giorno, in ora più inoltrata, il generale Oudinot ci dichiarava che ricomincerebbe le ostilità, ma che "su richiesta del cancelliere dell'ambasciata francese... l'assalto sarebbe differito fino a lunedì mattina, almeno".
      Fummo assaliti la domenica, e la conseguenza di questa violazione di fede era per noi l'occupazione di Villa Panfili e la sorpresa operata su due compagnie, la cui cifra entra senza dubbio nel bollettino della giornata del 3. Quei duecento uomini, còlti nel sonno, sono ora, insieme ai 24 prigionieri fatti nella giornata, in Bastia nella Corsica.


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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano
pagine 1484

   





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