Non era pił in Roma sovrano. Il papa s'era fatto disertore a Gaeta. Una commissione governativa instituita da lui avea ricusato d'assumer l'ufficio. Due deputazioni, inviate successivamente da Roma a supplicar Pio IX, perchč tornasse, s'erano vedute respinte. E condizione siffatta di cose trascinava inevitabili l'anarchia e la guerra civile. Urgeva un rimedio.
Il 9 febbrajo, a un'ora del mattino, si proclamavano il decadimento del potere temporale del papa, e conseguenza logica, la repubblica. Da chi? Dall'Assemblea costituente degli Stati romani. D'onde esciva la Costituente? Dal voto universale. Ebbe luogo, non dirņ terrore, ma agitazione, influenza illegalmente esercitata nelle elezioni? No; tutto si fece pacificamente, tranquillamente, senza corruttele e senza minaccia. La minoritą fu considerevole? Su cento cinquantaquattro membri presenti, undici, per motivi d'opportunitą, si dichiararono avversi alla repubblica, soli cinque al decadimento. Quanti fra quei ch'oggi voi chiamate sprezzando stranieri, quanti Italiani nati al di lą del confine romano, avevano seggio in quell'Assemblea? Due forse; Garibaldi e il generale Ferrari; e Garibaldi era partito per Rieti. Noi, Saliceti, Cernuschi, Cannonieri, Dall'Ongaro e io, fummo eletti pił tardi.
E come accolsero le popolazioni il doppio decreto dell'Assemblea? Insorse, per tutta quanta l'estensione del territorio romano, un solo tentativo di resistenza, un solo indizio di parere discorde, una sola voce che protestasse in favore della potestą decaduta?
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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