E l'esercito?
Il piccolo esercito repubblicano, concentrato ai tempi dell'assedio in Roma contava: il primo reggimento di linea, colonnello de Pasqualis: - il secondo, colonnello Caucci-Molara; - il terzo, colonnello Marchetti, romani tutti ufficiali e soldati; - due reggimenti leggieri, il primo comandato da Masi, lo stesso che il signor de Corcelles, nel suo dispaccio del 12 giugno, tenta far credere forestiero; il secondo condotto da Pasi; ed ambi romani. - la legione romana - i bersaglieri comandati da Mellara, morto per molte ferite, romani - i pochi reduci romani - il battaglione Bignami, romano - il reggimento dell'Unione, romano - i carabinieri, romani - i dragoni, romani - il Genio, romano - l'artiglieria, romana.
E romani erano non solamente i capi nominati finora, ma i due Galletti, Bartolucci, i colonnelli Pinna, Amedei, Berti Pichat, il generale in capo Roselli, i capi dell'intendenza Gaggiotti e Salvati, i principali impiegati nel ministero dell'armi.
Quali dunque erano gli stranieri?
Garibaldi e la sua legione: 800 uomini.
Arcioni e la sua legione degli emigrati: 300 uomini.
Manara - morto per la libertà - e i suoi bersaglieri lombardi, 500 uomini.
I Polacchi: 200.
La legione straniera: 100 uomini.
Il pugno di prodi che, duce Medici, difese il Vascello.
Otto, forse, uffiziali di stato maggiore.
Duemila uomini al più; no, la cifra fu minore d'assai: il corpo d'Arcioni racchiudeva un terzo almeno di elementi esciti dalla provincia romana: - il nucleo di cavalleria appartenente alla legione Garibaldi et comandato dal bolognese Masina, morto sul campo, si componeva pressochè tutto d'indigeni: l'infanteria Garibaldi spettava per metà quasi al paese.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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