E fu tal giorno - il 16 maggio quando le nostre truppe mossero alla volta di Velletri contro l'esercito del re di Napoli - in cui dalle cinque fino alla mezzanotte la cittā rimase sprovveduta d'ogni milizia e affidata al popolo unicamente. La truppe francesi erano a poca distanza dalle nostre mura. Noi facemmo ritrarre dalle porte del palazzo le poche guardie, richieste altrove. L'amore del popolo ci custodiva. E nč allora nč mai - tra i disagi d'una crisi finanziaria inevitabile, in mezzo a privazioni materiali inseparabili dal semi-blocco che le vostre forze ci stendevano intorno, sotto le vostre bombe come sotto l'influenza di corruttela che i vostri agenti e quei di Gaeta s'affaccendavano a esercitare - non un tentativo d'insurrezione fu operato da quei che il signor Drouyn de Lhuys chiama sfrontatamente gli onesti, non una voce di popolano sorse a dirci: scendete. Fazione! Terrore! Ah! se l'anima vostra, ministri di Francia, serbasse un'ombra pur di pudore, voi, guardandovi attorno o pensando alle paure e alle violenze tra le quali vi reggete in Parigi, avreste fuggito studiosamente quelle parole per temenza ch'altri vi leggesse la vostra condanna.
E se l'Assemblea davanti alla quale parlaste non fosse irreparabilmente guasta e inaccessibile ad ogni amore di veritā - se invece di trascinarsi servilmente sull'orme del potere qual ch'ei si sia, i membri che sostengono col voto la vostra politica esterna, avessero, e sia pure avverso al nostro, un sistema nella mente, un concetto di credenza nel core - cento voci si sarebbero levate a tumulto in udirvi e v'avrebbero gridato: "Tacete.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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