L'intento nostro è quello d'essere presenti agli eventi che possono compiersi nel doppio interesse della nostra influenza e della libertà che può correre rischio.
La dichiarazione del corpo d'occupazione francese al preside di Civitavecchia, in data del 24 aprile, affermava che il governo francese rispetterebbe il voto della maggiorità delle popolazioni romane... e non imporrebbe mai ad esse forma alcuna di governo.
Il 26, il generale Oudinot ripeteva che lo scopo dei Francesi non era quello d'esercitare una influenza opprimente nè d'imporre ai Romani un governo contrario al loro voto.
Il 7 maggio, il presidente del Consiglio dichiarava all'Assemblea che quei proclami, lavoro del ministro degli esteri, racchiudevano tutto quanto il concetto della spedizione.
Noi non dovevamo marciar su Roma - diceva il relatore della commissione - che per proteggerla contro un intervento straniero e contro gli eccessi d'una controrivoluzione.... come protettori - e citava l'espressione usata dal presidente del Consiglio in seno alla commissione - o com'arbitri richiesti.
L'Assemblea non voleva - ripeteva lo stesso giorno Odillon Barrot - che sotto la pressione diretta dell'Austria l'influenza contro-rivoluzionaria conquistasse Roma.
E il ministro degli esteri confermava: lo scopo della spedizione - ei diceva - era quello d'assicurare alle popolazioni romane le condizioni d'un buon governo, d'una buona libertà, condizioni che sarebbero state compromesse dalla riazione o dall'intervento straniero. E negava che si fosse dato ordine al generale Oudinot d'assalire la repubblica romana; negava che il generale avesse intimato al governo romano d'abbandonare il potere.
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Scritti
Politica ed Economia
di Giuseppe Mazzini
Editore Sonzogno Milano pagine 1484 |
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